Torino
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Comunità
A Torino risiede la maggiore comunità del Piemonte.
È tuttora attiva ed ha assorbito le comunità non più attive di Alessandria, Asti, Acqui, Carmagnola, Cherasco, Chieri, Cuneo, Ivrea, Mondovì e Saluzzo.Tracce della presenza di gruppi di ebrei a Torino risalgono alla fine del IV e inizio del V secolo; solo al principio del XV secolo iniziarono ad abitare in Piemonte stabilmente in seguito all'espulsione dalla Francia nel 1394, venendo ammessi ufficialmente in città nel 1424.
La Comunità nel tempo ha assunto le seguenti denominazioni:
- Università israelitica di Torino, fino al 1930
- Comunità israelitica di Torino, dal 1930 al 1989.
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Archivio della comunità
L’archivio della Comunità fu gravemente danneggiato e disperso a seguito del bombardamento che colpì i locali della comunità il 20 novembre 1942.
L’archivio storico è stato riordinato nel 2008. È costituito da 716 unità archivistiche, con estremi cronologici complessivi 1849 – 1945.
Sono anche conservati i seguenti fondi:- Centro giovanile ebraico 1953 – 1966, unità 18
- Organizzazione Sanitaria ebraica 1948 – 1971, unità 5
- Fondazione De Levy 1940 – 1962, unità 9
- Comitato di Assistenza per gli ebrei in Italia 1938 – 1939, unità 6.
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Soggetto conservatore dell’archivio
Archivio delle Tradizioni e del Costume Ebraici Benvenuto e Alessandro Terracini
Piazzetta Primo Levi 12
10125 TorinoArchivio delle tradizioni e del costume ebraici Benvenuto e Alessandro Terracini di Torino (SIUSA)
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Emergenze storico-artistiche
- Ghetto: costruito dal 1679 in poi, il "vecchio ghetto" si trovava nei pressi dell’attuale piazza San Carlo ed era delimitato dall'ex Ospizio della Carità, da via Maria Vittoria, via Bogino, via Principe Amedeo e via San Francesco di Paola. Era composto da 5 cortili collegati da passaggi coperti e aveva 527 camere in tutto, con negozi situati al piano terra (via Maria Vittoria 5 era il cuore del ghetto).
- Sinagoga: all’interno del “vecchio ghetto” la sinagoga era situata in Via Des Ambrois 2. Nel 1863 iniziò la costruzione della nuova Sinagoga commissionata all’architetto Alessandro Antonelli e che diverrà il notissimo monumento conosciuto come “Mole Antonelliana”. La realizzazione si dimostrò tuttavia troppo costosa e di conseguenza l’opera fu ceduta alla Città nel 1875 in cambio di un terreno per costruire una sinagoga più piccola. L’attuale Sinagoga, inaugurata nel 1884, si trova nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Nuova, in Piazzetta Primo Levi, 1.
- Cimitero: attualmente ci sono sette sezioni ebraiche nel cimitero della città in corso Regio Parco.
- Comunità attuale: negli anni settanta dell’Ottocento la Comunità si spostò dal “vecchio ghetto” alle attuali via S. Anselmo, via S. Pio V, via Galliari, via Principe Amedeo, dove sono ubicate la Sinagoga, la biblioteca, il centro sociale, gli uffici della comunità, le scuole e la casa di riposo.
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Personalità
Franco Cesana, ragazzino ebreo di Mantova che patì con la sua famiglia le discriminazioni e le persecuzioni razziali attuate dal Fascismo e che dopo l’8 settembre 1943 si unì alle fila della Resistenza Partigiana nell’Appennino modenese. Fu ucciso il 14 settembre dell’anno successivo nel corso di un assalto tedesco alla sua formazione a Pescarola (Modena). Franco Cesana avrebbe compiuto 13 anni la settimana successiva. Il 6 maggio 1964 il Governo Italiano lo insignì della Medaglia di bronzo al valor militare alla memoria. A cinquant’anni dal suo sacrificio Franco Cesana venne solennemente ricordato in Campidoglio alla presenza del Presidente della Repubblica.
Emanuele Artom, nato ad Aosta il 23 giugno 1915, catturato il 25 marzo 1944 dai nazisti in un rastrellamento nella valle del Pellice, morì il 7 aprile successivo per le conseguenze delle atroci torture a cui fu sottoposto. A Torino frequentò il Liceo D’Azeglio, dove fu allievo di Augusto Monti e sviluppò una precoce sensibilità antifascista. Conseguita la maturità classica, si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell’Università torinese, orientandosi presto verso gli studi storici. Fu animatore con il fratello Ennio di un circolo culturale ebraico. Sulla scia dell’amico Giorgio Diena, che capeggiava un gruppo di giovani antifascisti, si avvicinò all’antifascismo. All’indomani dell’8 settembre aderì ufficialmente al Partito d’Azione e dai primi di novembre 1943 operò come partigiano in Val Pellice e Val Germanasca.
Leone Ginzburg, letterato e uomo politico italiano di origine russa (Odessa 1909 - Roma 1944). In Italia fin dall'infanzia, studiò a Torino, dove insegnò giovanissimo (1932-33) letteratura russa all'università. Antifascista, partecipò attivamente al movimento di "Giustizia e libertà"; arrestato nel 1934, condannato a due anni di carcere, tornò poi a Torino, dove ebbe parte eminente nella direzione editoriale della Einaudi, contribuendo a farne, malgrado i tempi, uno strumento di alta cultura e di educazione politica. Confinato in Abruzzo, ritornò all'attività politica dopo la caduta del fascismo: esponente, fra i maggiori, del Partito d'azione, ne diresse l'organo clandestino L'Italia libera. Arrestato a Roma nel novembre 1943, morì pochi mesi dopo in carcere per le torture subite.
Primo Levi (1919 - 1987), rievocò nelle pagine dei suoi romanzi la terribile esperienza del campo di concentramento di Auschwitz. Allo scrittore è stata dedicata la piazzetta in cui sorge l’attuale sinagoga, all’incrocio di via San Pio V con via Sant’Anselmo.
Guido Valabrega (Torino, 5 febbraio 1931 - Milano, 11 febbraio 2000), dopo aver conosciuto da ragazzo le persecuzioni antisemite, nel dopoguerra aderì al movimento sionista. Nel 1950 partì per Israele, ma presto ne rifiutò l'ideologia nazionalistica. Tornato in Italia, intraprese la militanza nel PCI e si laureò in Lettere con una tesi sul movimento operaio e contadino in Palestina. Fu segretario del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano e poi della Casa della cultura. Dalla metà degli anni Settanta insegnò Storia dei paesi afroasiatici presso la Facoltà di Storia e filosofia dell’Università di Bologna. Pur consapevole delle difficoltà accoglie con favore nel 1993 gli Accordi di Oslo siglati dallo Stato d’Israele e dall’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Tra i suoi ultimi lavori figura un'antologia di scritti sul conflitto israelo-palestinese che presenta per la prima volta in traduzione italiana i contributi di importanti esponenti del movimento della Nuova Storiografia Israeliana.
Alberto Montel
Negli anni Venti del Novecento l’avvocato torinese Alberto Montel era libero docente di Diritto Civile presso l’Università La Sapienza di Milano, in virtù dei suoi studi in materia di proprietà e in particolare di possesso. Nonostante un’ampia produzione di saggi e studi giuridici, nel corso del tempo tuttavia Montel privilegiò l’attività professionale rispetto alla carriera scientifica e accademica (anche a causa delle discriminazioni razziali imposte dal Fascismo), pur senza rinunciare all’animazione e alla coordinazione di riviste giuridiche, anticipando con lungimiranza la metodologia moderna di raccolta e sistematizzazione organica dei dati giurisprudenziali.
Nell’immediato dopoguerra Alberto Montel riprese ad insegnare all’Università di Torino e il suo studio legale aveva sede in via Piave 15. Negli anni Cinquanta si occupò tra l’altro, per conto della comunità ebraica torinese, del tema della liceità di seppellire in tombe di famiglia ebraiche salme di ebrei che avevano abiurato.Dario Disegni (Firenze, 26 luglio 1878 – Torino 7 gennaio 1967), formatosi a Firenze, completa gli studi universitari in filosofia e prende il titolo di rabbino; “maestro, pastore d’anime ed instancabile organizzatore […] intransigente nel difendere i fondamenti religiosi e tradizionali dell’ebraismo […] svolse un ruolo decisivo soprattutto nel dopoguerra, con la creazione della scuola rabbinica di Torino, dove vennero formati molti dei capi spirituali attivi nelle comunità ebraiche italiane dal 1960 in poi”.
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