Sinagoghe

Il termine “sinagoga” in ebraico significa “riunione, assemblea”, passato poi a significare il luogo dove i fedeli ebrei si trovano a scopo di culto. Il termine ha anche il significato di “scola”, cioè di luogo di incontro, studio, istruzione e preghiera.

Non si può parlare di una particolare architettura delle sinagoghe e neppure di una caratteristica architettura ebraica. Fino a che questa si sviluppò in Palestina, subì profonde influenze assire, egizie, ellenistiche, romane; dopo che si è trapiantata in altri paesi si è ambientata con l'architettura locale. Caratteristica principale che troviamo ripetersi nelle varie sinagoghe, pure mutando le forme e gli aspetti stilistici, è la grande semplicità di pianta.

In Italia, fino al periodo dell'emancipazione ottocentesca, le sinagoghe non assumono di regola aspetto monumentale, a causa delle leggi restrittive che regolavano la presenza dei luoghi di culto ebraici nei paesi cristiani. Tale caratteristica si accentuò con l'istituzione dei ghetti a partire dal XVI secolo, con l'obbligo di locazione della sinagoga all'interno del ghetto stesso ed il divieto di alcun segno distintivo all'esterno. Per contrasto gli interni delle sinagoghe erano riccamente decorati secondo gli stili architettonici dell'epoca (barocco, rococò, neo-classico). Con l'emancipazione degli ebrei d'Italia, a partire dal 1848, fu possibile la costruzione di edifici monumentali. Talora le sinagoghe di ghetto si dotarono di facciate monumentali, in altri casi si costruirono grandiosi nuovi edifici nell'area del ghetto (Vercelli) o nei nuovi quartieri di residenza degli ebrei (Torino).

La pianta della maggior parte di queste costruzioni è quella di una basilica a tre navate, orientata in modo che i fedeli, in conformità al principio contenuto nella Bibbia, recitino le preghiere rivolti verso Gerusalemme. Tale pianta e orientamento sono stati mantenuti anche nelle sinagoghe costruite nel Medioevo.
L'organizzazione dello spazio interno delle sale di preghiera ha invece subìto modificazioni nel corso dei secoli. L'arca-armadio aròn hakkodeš contenente i rotoli delle Sacre Scritture (Torah) è incastrata nella parete orientale, che guarda verso Gerusalemme, mentre il pulpito del lettore gli sta di fronte, al centro della sala o al capo opposto, sopra una piattaforma leggermente alzata. Sopra l'aron è posta una luce sempre accesa che ricorda la menorah del Tempio a Gerusalemme, la quale è rimasta miracolosamente accesa per otto giorni, nonostante la sconsacrazione dei saccheggiatori Seleucidi.
Nelle sinagoghe ortodosse uomini e donne siedono separatamente. In alcune sinagoghe alle donne è riservato un matroneo.

La Sinagoga di Torino

La comunità israelitica, dopo l'emancipazione del 1848 ribadita dalla legge Rattazzi del 1857, decise nel 1859 di costruire il suo tempio a Torino, acquistando l’area di via Cannon d'Oro (l'attuale via Montebello) e affidando l'incarico ad Alessandro Antonelli.
L'edificio progettato da Antonelli nel 1863, la futura Mole Antonelliana, non divenne mai una Sinagoga perché il costo dell'opera fu subito così elevato da costringere la comunità a rivendere la costruzione non ancora completata al Comune di Torino.
La comunità si pose dunque alla ricerca di un'altra area, presto individuata poco distante dal Tempio Valdese. Il progetto, nel 1880, fu affidato ad Enrico Petiti, che realizzò un edificio di proporzioni massicce, in cui numerosi sono gli elementi decorativi ripresi da repertori mediorientali, o comunque esotici, come le cupole a bulbo che coronano le torri laterali.
Nel 1884 si inaugurò l'edificio attuale, in piazzetta Primo Levi (già Via San Pio V). Nel 1942 durante un bombardamento uno spezzone incendiario colpì il Tempio, lasciando intatti i muri perimetrali ma distruggendo le decorazioni interne e tutti gli arredi. Nel 1949 la Sinagoga fu ricostruita.
Nel 1972 nei sotterranei della Sinagoga, nei locali adibiti alla cottura delle azzime, l'architetto Giorgio Olivetti realizzò un’altra Sinagoga a forma di anfiteatro, con le volte del soffitto e le pareti lasciate grezze con i mattoni a vista, i cui arredi sacri (Aron e Tevà) provengono dalla smantellata Sinagoga barocca di Chieri.
Un muretto di mattoni forati separa questa sinagoga piccola da una sala di preghiera.
Sei file di banchi sono poste di fronte ad un prezioso "Aron" ligneo del '700 proveniente dal tempio di rito tedesco del ghetto di Torino e poi trasferito nella vecchia casa di riposo di piazza Santa Giulia dove rimase fino al 1963.
Sulle antine, dipinte di nero nel 1849 in segno di lutto per la morte di Carlo Alberto, sono riprodotte due pregevoli immagini dorate che richiamano Gerusalemme.

Testo tratto da: http://www.visitatorino.com/tempio_israelitico.htm

 
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Ricostruzione Sinagoga

A-110

Decorazioni delle pareti del Tempio

A-121

Registro entrate ed uscite spese Tempio

A-125

Planimetria Tempio

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Inaugurazione Sinagoga (1946)

A-8

Ricostruzione Sinagoga

A-83

Disegno del Tempio

A-84

Disegni e progetti per il Tempio

A-9

Solidarietà Valdese