Rapporti con lo Stato e con le autorità ecclesiastiche cattoliche
L’influenza dello Stato nella vita delle comunità ebraiche è sempre stata molto forte e gli archivi ne riflettono l’importanza. Attraverso la documentazione conservata è possibile seguire il succedersi delle norme via via emanate dallo Stato e le ricadute pratiche sulla vita delle comunità. Si passa quindi dalla regolamentazione della vita ebraica dei ghetti nell’antico regime dei Savoia; alla cosiddetta “prima emancipazione” del periodo francese, con il riconoscimento dei diritti politici indipendentemente dalla confessione religiosa; alle successive restrizioni dovute al ritorno, con la Restaurazione, del regime precedente; al riottenimento dei diritti civili e politici con la “seconda emancipazione” dovuta allo Statuto carloalbertino del 1848; al fervente dibattito degli anni cinquanta dell’Ottocento in seno alle comunità ebraiche per giungere alla Legge Rattazzi del 1857 e, successivamente, al riassetto istituzionale dovuto alla legge Falco del 1930.
Molto importante è la documentazione relativa alle registrazioni di stato civile, introdotto durante la parentesi della dominazione francese e poi ripreso dal 1838 da Carlo Alberto. Interessantissimo è altresì constatare come le norme statuali incidessero profondamente sulla vita quotidiana dei membri delle comunità e con quale rilevanza regolamentassero i rapporti di convivenza tra ebrei e cattolici.
Nel Novecento, a seguito delle persecuzioni nazifasciste, si moltiplicano i documenti che attestano rapporti diretti tra i rabbini e le autorità ecclesiastiche cattoliche.